Già in precedenza ho parlato sull’enorme successo e business di chi (non italiano) utilizza il marchio Made in Italy. Soffriamo di una piaga che si ritorce contro i nostri prodotti di eccellente qualità: l’ Italian Sounding.
Soprattutto con l’apertura dell’Expo che ha lo scopo di promuovere e dare la titolarità dei nostri prodotti, radio e giornali non fanno altro che parlare dei numeri che ha questo fenomeno e che naturalmente sottraggono fatturato alle nostre aziende. Come riportato nel nuovo numero di Mark Up, il valore dell’Italian Sounding è di circa 60 milioni di euro, di cui 26 mln solo in Europa mentre negli Stati Uniti e nei Paesi extra-europei il giro d’affari dei prodotti che si spacciano per italiani è di 34 mln di Euro. Questi sono numeri che fanno da sottoinsieme un export alimentare europeo che si attesta a 13 miliardi di euro e un valore di esportazioni di prodotti autentici che nel mercato nordamericano si ferma a 3 miliardi.
Sono enormi i danni che l’Italian Sounding apporta sia alle nostre aziende che ai consumatori finali: infatti i prodotti che si spacciano per italiani sono presenti nel mercato a prezzi “stracciati”, sono prodotti che sottraggono fatturato alle nostre aziende e che danno una cattiva idea del Made in Italy in quanto la qualità è molto bassa rispetto al vero italiano.
Per tutelarci da questo “crimine” si parla da tempo di un marchio di origine che consenta di individuare il luogo di provenienza del prodotto e di un marchio “made in italy” per garantirne la provenienza, sarà sufficiente secondo voi? Sarà la giusta tutela per le nostre aziende nel mondo?